Lo schermo, mio caro, è un non morto. Ti può parere che non ci sia altra personalità oltre a te e quel che mangi con quel tuo fare perverso, ma ti assicuro che lo schermo, mio caro, è un non morto. Allontanati un attimo dalla follia e finalmente ti accorgerai di questa veneranda e terribile presenza, pensala, umanizzala. Solo se riuscirai ad accettare la sua esistenza lascerò che ti goda la tua splendida perversione in pace.
Aveva un’aria estremamente soddisfatta nel pronunciare quelle terribili parole. Era sloveno, un filosofo famoso a detta sua.
Perdonami, ma preferisco non pensarci, è una riflessione che penso lascerò al futuro.
Questo non sembrava soddisfarlo affatto.
Se è così, allora, ho paura di dover ritirare la mia proposta. La tua perversione non troverà mai una risoluzione logica.
Preferisco lasciare che sia il tempo a parlare per la mia perversione.
Fece una smorfia e si allontanò sghembo come s’era avvicinato. La perversione, pensai, non era cosa da trattarsi volendo rimanere integri.