La notte è sempre stata mia, per guarire, per assorbire la leggerezza che mi dava e portarmela dietro per tutto il giorno successivo.
Ho conosciuto una piuma ma mi ha rubato la notte.
Una piuma che cadeva fluttuante davanti al mio viso, davanti ai miei occhi, sfiorandomi la bocca. Ho fatto finta di non notare lo sguardo che cercava di risucchiare tutta la leggerezza per sollevarmi da terra, perché gli stessi vicino.
Ma i polmoni stracciati di graffi non mi fanno respirare e mi tengono inchiodata al suolo come uno strumento di tortura.
Di notte non respiro più perché tu torni, pur essendo piuma, come un macigno sul mio petto, sul mio corpo.
Scrivere non mi serve a niente, non riesco ad appiattirti e schiacciarti su un foglio di carta come tu hai fatto con me, stropicciandomi e lasciandomi in un angolo buio e nascosto del tuo corpo, che certamente non è la mente. Non riesco a spalmarti sul bianco con una penna nera perché non accetto che tu sia così netto, inciso, marcato, sul mio pezzo di carta.
Ma tu non hai fatto niente. Non ti accetto solo perché mi hai ricordato che tutto ho, fuorché la leggerezza giusta per essere piuma con te.