Un cielo colorato, un prato fiorito ricco di piante rigogliose, alberi fitti e foglie verdi, acque limpide e salate.
Olivia continuò a bearsi di quel paesaggio idilliaco che sembrava trascinarla via dalla realtà circostante. L’erba e la rugiada mattutina, la rinascita e la limpidezza, la gioia e la felicità. L’aria fresca e pura, che dà vita a tutti questi elementi surreali quasi ideati da un artista, aprì un sorriso sul viso della ragazza.
Le nuvole erano bianche e apparentemente soffici. Quanto avrebbe voluto buttarcisi sopra e sentirle al tatto, sentirsi vicina al sole che, alto tra tutti, emanò una luce necessaria. Si sentiva in debito con il sole che aveva fatto tanto, donando calore e sopravvivenza. La vitalità di questo posto era percepibile a tutti i sensi. Olivia inspirò profondamente l’aria pura di quel posto quasi utopico, aprì l’udito ascoltando gli uccelli canticchiare in mezzo al venticello leggero che incitava alla danza chiunque colpisse, persino Olivia sentì il bisogno di alzarsi e di volteggiare in mezzo alla felicità che non provava da anni. Sfiorò il vento con le mani poi tastò i tronchi muschiosi degli alberi.
Infine, dopo quell’estenuante ballo, si accasciò a terra ansimante con ancora quel forte sorriso pronunciato sul volto, e il solletico delle margherite sulle guance rosee. Dire che era felice era poco, in confronto alle sensazioni che provò in quell’esatto momento.
Olivia aveva provato quasi tutti i sensi, le mancava solo quello della vista. Aprì gli occhi ed ora era adulta. Le margherite che un tempo le davano il solletico non c’erano più. L’erba stessa aveva perso il suo colorito verde e non ballava più assieme alle piante appassite. Gli alberi erano pochi e completamente spogli. Eppure non doveva essere questa la verità del posto, ciò che era. Olivia, sorpresa da questo paesaggio terrificante, si avvicinò al laghetto che un tempo era pieno di limpidezza e di azzurro. Anch’esso era cambiato: l’acqua era quasi del tutto prosciugata lasciando spazio al fango poltiglioso e a residui di oggetti usati dall’uomo, che non sapendo più che farsene li aveva gettati casualmente, senza pensare alle possibili conseguenze.
Rattristata da questo paesaggio, Olivia non potè più nemmeno ascoltare il canto degli uccelli che ora sembrava un disperato tentativo di sopravvivere.
L’aria che prima era pulita ora le provocava il voltastomaco e stimolava la tosse. Il vento era l’unico elemento rimasto vivo e stampò sul viso della giovane adulta un’espressione delusa e triste.
Olivia non poteva più provare quel gioioso contatto con la natura perché la natura non esisteva più.
Ma ne esisteva una copia, una copia fatta dall’uomo.