Com’è possibile dipendere da una persona così tanto da percepire il vuoto attorno a sé quando non c’è? Non lo so, non l’ho mai capito, ma sempre più spesso mi pongo questa domanda e mi rendo conto di quanta fortuna ho ad avere una persona così al mio fianco.
La dipendenza della quale parlo non è quell’ossessione tossica nel sapere con chi esce, cosa fa, a chi pensa e perché, ma è quella curiosità e quella voglia di conoscere anche le più piccole sfumature del suo essere, sapendo di poter fare lo stesso senza essere giudicata o criticata.
Ho sempre creduto che l’attrazione mentale per una persona stesse alla base del rapporto con lei, che senza l’attrazione mentale non si potesse costruire un equilibrio che io definisco “aureo”, quello grazie al quale la persona diventa fondamentale e unica nella propria vita.
Però non mi era mai capitato di avere una figura di questo tipo nella mia quotidianità, per cui la mia riflessione è sempre stata molto teorica, “campata per aria” e mai obiettivamente un’esperienza. Ora che ho la possibilità di avere a che fare con questa tipologia di persona e con il suo “equilibrio aureo”, spesso mi chiedo come ho fatto a meritarmela.
Quando ero piccola, mia nonna mi diceva sempre che da grande avrei avuto tante infatuazioni, tante relazioni, ma che la persona giusta sarebbe sempre stata una. Ora mi rendo conto di aver trovato la persona giusta, non solo nel momento giusto, ma anche da giovanissima. Sì, perché sempre durante le interminabili chiacchierate con mia nonna, lei mi raccontava che spesso quando si è “cotti” di una persona (ha sempre usato questo termine, a mio parere un po’ ridicolo perché mi rimanda sempre all’immagine di una persona che potrebbe anche essere “cotta viva” ma non se ne accorgerebbe da quanto è presa dalla persona che le piace), si crede che sarà colui/colei che si sposerà, con cui si avranno dei figli o con cui si passerà il resto della propria vita. Però quando la nonna mi diceva questo io ridevo, e la prendevo in giro, non capendo come fosse possibile già immaginarsi un futuro così lontano e nitido, senza aver vissuto con quella persona al proprio fianco per vari anni.
Ora, dopo circa sei anni da quella conversazione, credo di capire cosa volesse dire mia nonna, ma solo in parte. Ora mi sono resa conto di cosa vuol dire passeggiare per strada, vedere un ristorante e pensare di volerci andare con la persona che amo, vedere un negozio di arredamento e pensare a quando ci andrò per arredare la nostra casa, vederlo giocare con un bambino e immaginare che bravo papà sarà. Dall’altra parte credo però che tutto ciò possa succedere solamente con la persona giusta e che, anche se le relazioni possono essere numerose nella vita di una persona, quando questi pensieri si insinuano nella mente involontariamente, allora quello è il primo ed evidente segnale che la persona a cui si sta pensando è “the one”. Certo, sono pienamente consapevole di avere sempre e solo quasi diciassette anni, che ho tante altre cose da fare prima di pensare a tutto ciò, ma anche solo il riuscire a immaginarsi tutti questi passi, che io ritengo fondamentali nella vita, proprio con la persona che amo, è un’emozione indescrivibile.
Tuttavia, ogni tanto mi succede di pensare che forse tutto ciò che sto vivendo con gioia e amore è destinato a finire, perché spesso non mi sento all’altezza di una persona così perfetta. Non perfetta nel senso di compiere qualsiasi azione nel modo corretto, ma nel senso di fare e dire sempre la cosa giusta nel momento giusto, di appoggiarmi nelle mie scelte e di rassicurarmi quando tutto va storto. Quando però questi brutti pensieri iniziano a tormentarmi, penso anche a come potrebbe essere la mia vita senza di lui e, anche se so che sopravviverei lo stesso, perché sono abituata a vivere da sola, non riesco a immaginarmi un futuro felice (anche prossimo, non per forza lontano di anni) senza colui che ritengo essere il mio punto fermo.
Quando penso a lui, penso ai suoi occhi verdi, penetranti, incisivi e sempre brillanti, anche quando è triste. Penso ai suoi capelli, che lui odia tanto, tra le mie dita. Penso alle sue mani che mi stringono in un abbraccio che mi cambia la giornata. Penso alla sua andatura, che riconoscerei anche a un chilometro di distanza. Penso al suo sorriso, che è così contagioso da non riuscire a non sorridere se ci penso. Penso alla sua dolcezza, alla sua premura, al suo terrore di dire o fare qualcosa di sbagliato che mi possa indurre ad allontanarmi da lui, alla sua paura di non essere abbastanza e al suo impegno per essere la sua versione migliore ogni giorno.
Questa è solo una piccola frazione dei motivi per cui non voglio e non riesco a pensare a una vita senza di lui.
La cosa curiosa, e a cui spesso non si fa caso, è che ancora non ho citato l’attrazione fisica che certamente è molto importante, ma che non è sufficiente quando non pre-esistono già tutte le caratteristiche sopra citate. Questa credo sia ciò che fa la differenza più evidente fra due amici e una coppia, ma non credo sia la sola differenza che esiste.
Senza la presenza quotidiana della mia migliore amica riuscirei a vivere, perché sono consapevole del suo appoggio e del suo supporto anche da lontano, invece senza la presenza quasi quotidiana della persona che amo la mia vita sarebbe totalmente sconvolta, come già è stata stravolta grazie all’entrata nella mia quotidianità di questa persona.
Quando ne parlo, ripeto sempre che la mancanza, anche se della persona più importante della mia vita, non dovrebbe portarmi a non volere più vivere, ma dovrebbe spronarmi a fare meglio e a trovare la mia persona. Ma ora che sono più che convinta di avere “la mia persona” già nella mia vita, non ho bisogno di vivere la mia vita senza, e quindi diventa fondamentale, senza però che la mia realizzazione (scolastica, lavorativa, personale) dipenda dalle sue sconfitte.
Da un po’ di tempo a questa parte, ogni giorno mi prendo quindici minuti per pensare. Non sempre rifletto su argomenti di vitale importanza, spesso mi capita solamente di fantasticare sul mio futuro e sulle mie passioni. Quando questo accade, ci sono sempre due punti fermi che non cambiano mai: questa persona e la mia passione più grande, l’equitazione. Sarà che sono una persona particolarmente pragmatica e amo pianificare per filo e per segno ogni cosa che devo fare, dallo studio del pomeriggio successivo alla casa che vorrei possedere tra una decina di anni, ma quando mi ritrovo a pianificare così tanto dettagliatamente delle situazioni così lontane da me, mi rendo sempre di più conto di quanto gli equilibri, di cui quello “aureo” è il più importante, siano fondamentali nella mia concezione di felicità.
Mi rendo conto di essere spesso un po’ contorta, enigmatica e non riuscire a trovare le parole giuste per descrivere determinate sensazioni, ma credo di aver dato un’idea di ciò che mi passa per la testa in quei quindici minuti al giorno di pausa da tutto, anche se questi pensieri fluttuano nella mia mente per tutta la durata della giornata, da quando mi sveglio a quando mi addormento.
Però non sono sensazioni brutte, anzi, sono la motivazione per la quale ogni giorno cerco di dare il 110% delle mie possibilità, così da rafforzare i rapporti che già fanno parte della mia quotidianità, sperando di costruirne degli altri, sani, forti e fondamentali.
Tutto questo processo, però, non può essere portato a termine senza l’aiuto di una persona di riferimento, della “propria persona”, non si può fare tutto da soli e, quando ci si trova nella situazione di essere in grado di ammetterlo, allora il vero cambiamento sta iniziando.
Per concludere, credo che la fortuna di avere una persona così al proprio fianco dovrebbe spronare a diventare la migliore versione di sé stessi per colui/colei che si ama, cosicché anche lui/lei possa riconoscere in noi “l’equilibrio aureo”.