Manuel era un ragazzo di 24 anni, da piccolo aveva sempre sognato di essere un antropologo ma a causa delle sue condizioni economiche non riuscì mai a raggiungere l’obiettivo sempre sognato. Così, rassegnato, iniziò a lavorare in una biblioteca. Passava talmente tanto tempo lì che aveva letto tutti i libri sui popoli antichi e più recenti, ma questo non gli permetteva di vivere serenamente. E anche se lui non lo capiva, la natura gli dava continui segnali che né quello che stava facendo in questo momento né quello che sognava era il suo futuro. Manuel era molto amico degli animali ma non erano mai stati la sua più grande passione. In casa aveva un cagnolino molto anziano che a causa di una malattia all’orecchio era morto a 18 anni. Manuel era triste ma era come se non provasse nessun tipo di emozione, fino a quando un giorno sulla scrivania della biblioteca vide un foglio che diceva che in un laboratorio poco lontano dalla sua città cercavano degli antropologi inesperti o con poca esperienza per poter trasmettere un tipo di conoscenza che si poteva imparare anche partendo da zero. Manuel all’inizio ignorò il volantino e continuò a sistemare libri.
Tornando a casa scoppiò un temporale che lo costrinse a prendere un taxi e anche se gli scocciava usò i suoi pochi risparmi e lasciò una mancia al tassista tanto gentile che lo portò a casa.
Arrivato a casa qualcosa bloccava il tombino: un pezzo di carta si era accartocciato nella fessura impedendo all’acqua di scorrere, allagando buona parte del suo giardino. Fu costretto a chiamare i pompieri che risolto il problema, senza nemmeno pensarci, appoggiarono questo pezzo di carta su un filo di quelli che usava per stendere e una settimana dopo quando Manuel fece il bucato questo era ancora lì ed era lo stesso volantino della biblioteca.
Manuel capì, o si convinse, che fosse destino il fatto che lui andasse in questo laboratorio, così senza nemmeno pensarci fece la pazzia: prese un autobus e andò al laboratorio. Arrivato lì senza più un euro ma pieno di curiosità si fece spiegare dal capo cosa avrebbe dovuto fare: l’obiettivo della azienda era quello di far spostare una popolazione sotto la quale erano presenti migliaia di tipi di minerali diversi.
Proprio sopra a questo grande tesoro era costruito il loro villaggio e stava a Manuel entrare nelle loro grazie in modo da farlo spostare in modo pacifico. Prima di poter iniziare Manuel dovette seguire vari corsi di lingua e usanze tipiche del popolo, il che posticipò di circa un anno la sua avventura. Una volta introdotto in mezzo alle persone che vivevano lì Manuel ebbe paura, molta paura, tanto che ritornò alla base e per un momento pensò seriamente di lasciare perdere e smettere di perdere tempo.
Ma Giulia, una ragazza che lavorava con lui e con cui fece molta amicizia lo convinse a restare e che il suo sforzo di impegnarsi non sarebbe stato inutile. Così Manuel lascia passare qualche giorno finché finalmente si decide a prendere coraggio e tornare tra la popolazione.
All’inizio lo videro come una minaccia e subito lo allontanarono, ma Manuel ogni giorno tornava e cercò di approcciarli con la tecnica dell’ignoranza: si fingeva stupido e faceva credere di voler imparare anche se di quella popolazione e delle sue usanze sapeva tutto.
Così passati tre anni dal suo arrivo lì diventa sempre più importante per quella popolazione, che lo vedeva come un consigliere, poiché spesso dava consigli su come risolvere problemi che per loro erano un ostacolo altissimo ma che per Manuel si potevano risolvere con uno schiocco di dita.
In questi tre anni Manuel veniva aiutato ad imparare da Enea, una ragazza che Manuel adocchiò subito ma essendo la sorella del capo non si poteva avvicinare.
Anche lei passato il tempo si affezionò e entrambi si innamorarono. Ma al laboratorio erano sempre più insistenti e avevano bisogno che la popolazione si spostasse per lasciare spazio alle ruspe che avrebbero prelevato i minerali. Manuel provò a convincerli che si sarebbero trasferiti a breve, nonostante la tradizione di quel luogo fosse talmente forte per loro che probabilmente non lo avrebbero mai fatto, ma il capo stanco di aspettare e accecato dalla ricchezza dichiarò una sorta di guerra alla popolazione distruggendo il loro villaggio e uccidendo la maggior parte di loro tra cui Enea. Manuel talmente era forte il dolore prese un pugnale e si uccise, dopodiché si risvegliò in un lettino di ospedale dove era stato portato tre anni prima in seguito a un incidente stradale nel tornare a casa che lo fece addormentare in un lungo, importante coma. I medici gli diedero un volantino che non smise mai di stringere durante i tre anni, lo lesse, si alzò e andò a fare un colloquio di lavoro in un laboratorio vicino alla sua città.